Il 14 agosto 2003 il più imponente blackout della storia moderna ha interessato la vita di milioni di americani: New York e molte altre grandi città all’improvviso, e per ben più di 24 ore, senza energia elettrica, senza metropolitana, senza luce, senza ascensore, senza tutto quanto ha bisogno di qualche watt per funzionare.
Le immagini delle televisioni ci hanno mostrato scene finora viste solo in qualche film del genere catastro-fantascientifico: milioni di persone che sciamano verso mete all’improvviso diventate lontanissime, a piedi. O che dormono accampate dove capita, in attesa di un nuovo giorno che, forse, sarà nuovamente ˝alimentato˝.
Ci dicono che gli alberghi, esauriti naturalmente, hanno offerto lenzuola fresche di bucato a questo popolo di temporary homeless, che i ristoratori hanno offerto acqua fresca a tutti e che i tassisti hanno trasportato gratuitamente i loro concittadini, mentre in migliaia di ascensori le persone attendevano, quasi sempre con calma, di essere liberate. Il più imponente blackout della storia moderna, si diceva.
Qualche settimana prima, in Italia, c’era stato un breve, parziale e in parte programmato (anche se mal preannunciato) blackout: è sembrata la terza guerra mondiale.
Del resto, come canta Edoardo Bennato, mica siamo gli americani!