Passiamo la nostra vita a sviluppare qualcosa, qualcuno, e noi stessi. Per sviluppare armoniosamente la nostra crescita facciamo molta attività fisica. Pratichiamo sport, andiamo in palestra, facciamo jogging.

Alcuni ricorrono, invece, a formule azzardate di chimica spesso sperimentale: gli anabolizzanti. Che sono vietati, ma che ti gonfiano in poche settimane come l’omino Michelin della pubblicità e, se sei in competizione con qualcuno, qualche gara riesci anche vincerla. Prima di sgonfiarti per sempre, nel fisico e nella mente.

Per sviluppare la nostra intelligenza, frequentiamo per anni a scuole di diverso grado e livello per imparare gradualmente i fondamentali della vita e in parte del lavoro.

Sono anni di studio, di impegno e di sacrifici, tuoi e della tua famiglia, che però ti ripagano nel tempo. E quella laurea faticosamente conquistata prima o poi farà la differenza nel tuo sviluppo professionale.

Certo leggiamo periodicamente anche di qualche ingegnere o di qualche medico che hanno falsificato il proprio titolo di studio e che, finché non vengono scoperti, godono di privilegi e di prestigio guadagnati con l’inganno. Quando li scoprono, però, fanno sempre una mediatica figuraccia.

Lo sviluppo di un paese non si sottrae a questa logica.

Guai a confondere gli investimenti con le spese. Guai a illudersi che una botta di doping (e qualche gara vinta in conseguenza) possa surrogare la fatica quotidiana di allenamenti impegnativi e faticosi. Si deve gareggiare seriamente nel mercato globale. Prima o poi chi cerca scorciatoie viene messo fuori gioco.

Abbiamo pensato per anni che il nostro scarso ˝vigore atletico˝ nella competizione globale dipendesse dalla brevità dei governi della cosiddetta prima Repubblica, che non consentivano programmi pluriennali di vero ˝sviluppo muscolare˝. Così abbiamo cambiato le regole del gioco e pure qualche Commissario Tecnico. Stiamo ancora aspettando, però, che arrivino i risultati.

Ma è comunque il momento che ciascuno faccia meglio la sua parte: giocatori, allenatori e arbitri. E anche il pubblico pagante.