Nove luglio 2006: ˝Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!˝.

Ho visto tassisti, notai, avvocati e tanti altri sventolare al vento il tricolore. Eppure, a sentirli appena un giorno prima, erano a dir poco imbufaliti contro questo nostro strano e bel paese, e minacciavano secessioni fiscali e scioperi corporativi ad oltranza contro la miniliberalizzazione tentata dal Governo.

E’ bastato quell’ultimo rigore del giovane Grosso ad appianare rancori, propositi vendicativi e lobbystici risentimenti.

˝Campioni del mondo!˝, grida rauco il telecronista, e gli italiani si ritrovano, uniti e solidali, a ballare assieme nelle piazze e nelle fontane d’Italia, dimenticando per una sera, non dico la Finanziaria, ma persino il ˝Moggi-gate˝.

Le partite di calcio, però, finiscono al 90′, o al massimo ai calci di rigore. Altre partite durano di più. E c’è una partita che l’Italia non si capisce se deve ancora cominciarla, mentre altri in Europa hanno già giocato il primo tempo, o se l’abbia iniziata ma i giocatori, come si sul dire ˝non sentono la gara˝ e forse per questo non sono ancora ˝entrati in partita˝.

La ˝ripresa˝ economica è il secondo e ultimo tempo di una partita che si gioca in un campo grande quanto l’Italia. Più di cinquanta milioni di donne, uomini e bambini in campo, in un campionato che, se non del mondo, è almeno d’Europa. Con squadre che, almeno finora, sono entrate in partita prima di noi. Di noi che non amiamo gli allenamenti faticosi e che preferiamo troppo spesso affidarci alla nostra buona sorte, ma anche di noi che sappiamo faticare, emigrare, fare il secondo e a volte il terzo lavoro, anche se magari un po’ in nero, che così si guadagna tutti un po’ di più.

Potrebbe funzionare, anzi ha funzionato per un bel po’ di tempo. Finché non si è allargato il campionato ed è diventato prima a 12 e poi addirittura a 24 o 25, quante sono le squadre. E sarebbe stato niente se ciò non avesse anche comportato regole eguali per tutti e arbitri, si spera imparziali, chiamati a farle rispettare. Anche a noi che, diciamoci la verità, alle regole siamo sempre stati parecchio allergici.

Ritirarsi dal campionato d’Europa, o decidere una volta per sempre che, se la classe non è acqua, possiamo farcela anche noi?

Magari non vinceremo subito il campionato, magari partiremo un po’ penalizzati anche noi come capita ad altre squadre del cuore, ma in fondo siamo sempre stati una squadra dalle risorse spesso insospettabili e ben nascoste, che è ora però di mettere in campo.

˝Campioni del mondo!˝ grida ormai afono il cronista e, per un attimo, la faccia sofferta ma felice di Marcello Lippi mi si confonde con quella più paciosa ma non meno sofferente di Romano Prodi. Nove luglio 2006, è finita questa bella partita di calcio che ha vinto l’Italia che piace, ma è già iniziata la ˝ripresa˝ del campionato d’Europa.

E’ ora di entrare in campo.