Era il momento più atteso, quello della consegna dei regali di Natale. E lui, già lo sapeva, avrebbe ricevuto (pagato dalla moglie, ma tutto scelto e comprato da lui) l’ultimo e più sofisticato modello di cellular-lap-desk-top-palmar-navigator appena sbarcato in Italia. Uno dei primi ad averlo!

Il destinatario di cotanta tecnologica meraviglia era un brillante executive di 39 anni, in carriera, molto in carriera. Tanto da essere ormai sempre meno attento agli affetti ed a quelle piccole cose e gioie che la vita sa riservare, a saperle cogliere.

E così, tutto intento a scartare, ˝inizializzare˝, personalizzare e testare il gioiello, era quasi infastidito dai parenti ed amici che volevano partecipargli la loro gioia per i regali ricevuti. I nipotini, poi, furono allontanati tutti con garbo davvero poco natalizio.

Nel frattempo da e per i suoi telefonini partono e arrivano messaggi augurali, frammischiati a note di lavoro: perché non c’è Natale che tenga…su quei telefoni, su quelle memorie Sim card e smart card, c’è tutta la sua vita, le sue relazioni: il calendario del suo destino. Tutto gestito con caparbia puntualità e precisione.

Un appuntamento? Verificare in agenda, spostare altro impegno avviando automaticamente telefonata per l’interlocutore ˝spostato˝ e SMS di conferma per il nuovo incontro, per conoscenza alla sua segretaria e all’intranet aziendale.

Uno così se gli chiedi come si chiama o l’indirizzo di casa, se non ha a portata qualcuno dei suoi supporti di memoria elettronica, forse non ti sa neppure rispondere. Però, è in grado di spedire 1.000 e-mail contemporaneamente ad un gruppo di indirizzi, anche direttamente da uno dei suoi telefonini e di leggere la propria posta anche dal deserto del Theraj (Nepal).

Insomma, uno di vita, attuale, in linea con i tempi. Del resto, il nostro, se ha fatto una brillante carriera in così poco tempo lo deve forse anche in buona parte a questa sua attitudine alla modernità della comunicazione.

Mentre gli altri festeggiano e stappano bottiglie di bollicine, l’executive sta scaricando sul nuovo onnipotente strumento tutte le informazioni prima suddivise su PC, palmare, due mobili e quant’altro. ALL IN ONE: questa è vita!

Sua moglie, nel festoso fragore, gli porge un telefono (cordless naturalmente): ˝E’ per te: un certo Carlo. Dice che è un tuo amico d’infanzia˝.

˝Ciao Carlo, vecchio mio, come stai? Saranno vent’anni che non ci vediamo. Come mai ‘sta telefonata, potevi mandarmi un’e-mail!˝. ˝Un e-che? Risponde Carlo, che ha continuato a fare il contadino in Puglia, dove sono nati e cresciuti, quasi da fratelli, fino ai dodici anni.˝

˝Ho capito, sorride il nostro con aria di compatimento fraterno, dammi il tuo cellulare così ogni tanto ci sentiamo e ci scambiamo qualche SMS˝.

˝Senti Pinuccio (Giuseppe sarebbe il nome intero dell’executive, che però a Milano non ha mai voluto sdoganare il diminutivo, che gli sembrava un po’ troppo paesano), io volevo solo sentire la tua voce, parlare con il mio vecchio amico, ricordare i vecchi tempi; ma anche parlare di questi tempi così complicati e difficili per tutti. Volevo scambiare qualche emozione sincera. Dei tuoi messaggi strani che non capisco, anche se i miei nipoti mi prendono un po’ in giro per questo, non so proprio che farmene. Quando vuoi di nuovo ˝parlare˝ con me chiamami qui al paese su un telefono ˝normale˝. Ciao, Buon Natale.˝

˝Tu, tu, tu…˝, inequivocabile segnale di linea chiusa, di telefono abbassato. Non sbattuto giù, questo nò.

Giuseppe è frastornato. Sarà il rumore della festa, sarà l’emozione di aver risentito una voce amica e quasi dimenticata, sarà quel tornare ragazzo anche solo per un attimo a sentire un caro vecchio amico che ti riporta gli odori della campagna e la gioia delle corse sfrenate, dei giochi fatti di niente, inventati con la fantasia. Forse sarà anche che Giuseppe, in fondo, un po’ Pinuccio è sempre rimasto.

Sarà quel che sarà, ma il nostro abbandona sul divano tutto il suo armamentario tecnologico e ˝entra˝ anche lui nella festa, sotto lo sguardo piacevolmente sorpreso della moglie e la felicità genuina dei nipoti che ora lo circondano: ˝Zio ci insegni a mandare le fotografie dal telefonino?˝.

˝Macché telefonini e computer˝ dice lui, ˝facciamo festa per davvero: giochiamo a nascondino, oppure a ˝darcela˝; o a raccontarci delle cose!
Loro, i nipoti, lo guardano come si guarda uno che non parla la tua lingua. Ma la moglie e gli amici, che forse qualcosa hanno letto nei suoi occhi, sorridono. Un po’ complici, forse, di quell’inattesa ˝telefonata di campagna˝.